L’antisemitismo e potere: quando il pregiudizio inquina le istituzioni
Partiamo dal principio, chi è antisemita.
Spesso si sottovaluta ciò che cela una parola, si cerca di sdrammatizzare,
dicendo che non è un odio verso gli ebrei, allora lo chiamano antisionismo, un
nuovo modo di nascondere, di celare l’odio verso il popolo ebraico.
A volte è solo ignoranza, altre
volte è opportunismo, altre per convinzione culturale indotta da un ambiente
culturalmente intrinseco di odio che persiste nell’animo, la cui origine si è
persa nella memoria. Ho sentito molti politici e non, che hanno mostrato il
loro pregiudizio, la loro invidia “racchiudendo tutto in un’unica parola
antisemitismo” verso il popolo ebraico, attaccando direttamente o indirettamente lo Stato di Israele ,
fagocitando ed istigando le persone con calunnie ed inganni per rendere più
grande il proprio eco e le loro parole, perché è molto più semplice convincere
le masse alimentando la loro paura e l’odio, costruendo il mostro da incolpare,
che riconoscere la propria incapacità di
costruire un benessere comune.
L’antisemitismo non è solo questo. Oltre
alle parole spregevoli che spesso riempiono i titoli di giornali , si è
antisemiti anche quando si tace davanti ad una provocazione verso lo Stato di
Israele , come quando si stringe la mano ad uomini che appartengono a gruppi
terroristici, per questo voglio ricordare politici come D’Alema e la sua
amicizia con l’Iran ed altri paesi terroristi
uno dei tanti episodi ed ultimi episodi del 2021 “Il
ministro iraniano Zarif incontra D'Alema (msn.com) “ , anche la lettura che segue rende chiara
l’idea di come i nostri politici assecondano ed indirettamente appoggiano
gruppi terroristici , di questi esempi ne troviamo moltissimi a volte meno
evidenti, che hanno lo stesso risultato , come questi ci sono molti riferimenti
storici e giornalistici il più censurati
perché meglio non scriverli se si vuole lavorare ed è questo che non riesco a
capire come un Paese come l’Italia che ha nelle sue radici nella costituzione
la parola libertà abbia legami con paesi totalitari e terroristici :“
Sono nella black list dei terroristi. Il ministro Di Maio li riempie di soldi
Il caso sollevato da FdI: ai fondamentalisti palestinesi i fondi della
cooperazione italiana. Ma la Farnesina difende le Ong.
di Fabio Amendolara
Terroristi per Israele, Canada e Usa ma poveri cooperanti per la
Farnesina italiana. Sull'asse Roma-Tel Aviv va in scena una spy story. A
sollevare il caso è stato il deputato di FdI Andrea Delmastro sulla base di
informazioni in possesso dei servizi segreti israeliani: «I soldi della
cooperazione internazionale a organizzazioni legate al Fronte popolare per la
liberazione della Palestina». Ma il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha
replicato chiedendo a Israele di rivedere le informazioni in suo possesso.
Intanto è stato arrestato dalla polizia di Venezia un sospetto estremista
islamico, appartenente all'Isis, ricercato dall'autorità giudiziaria di Tunisi.
Il giovane era arrivato in Italia su un barcone attraccato a Lampedusa. Ora si
trova nel centro di permanenza di Gradisca in attesa di estradizione.
Ci sono anche i fondi italiani
della cooperazione internazionale nelle casse di una formazione
politico-militare palestinese di ispirazione marxista-leninista che Canada,
Stati Uniti e Unione europea bollano come una «organizzazione terroristica». Al
pari di Israele, dove il caso si è subito trasformato in uno scandalo. Ma il
ministro degli Esteri Luigi Di Maio fa il pesce in barile e, rispondendo a una
interrogazione presentata dal deputato di Fratelli d'Italia Andrea Del mastro
Delle Vedove, invece di stoppare immediatamente i flussi di denaro, si è fatto
portavoce di una «azione di sensibilizzazione nei confronti delle autorità
israeliana affinché queste ultime forniscano prove più circostanziate a
sostengo delle gravi accuse mosse alle organizzazioni oggetto del provvedimento
di designazione».
La risposta di Di Maio è
imbarazzante. E i presunti terroristi marxisti-leninisti, ovviamente,
ringraziano. Ma ora bisognerà capire cosa c'è dietro. Il caso è scoppiato il 6
maggio scorso, quando sul quotidiano Jerusalem post è apparsa una notizia dai
contenuti dirompenti: quattro palestinesi erano stati accusati di aver
dirottato fondi per la cooperazione allo sviluppo, provenienti dall'Europa,
verso il Fronte popolare per la liberazione della Palestina. L'organizzazione,
fondata nel luglio 1967 da George Habash, si definisce come «fazione di
avanguardia della classe lavoratrice palestinese e più in generale dei
lavoratori salariati», il cui obiettivo strategico è «la liberazione della
Palestina dall'occupazione coloniale sionista» e la «creazione di uno Stato
democratico palestinese su tutto il territorio della Palestina storica, con
Gerusalemme quale sua capitale».
L'allarme era stato lanciato
dallo Shin Bet, l'intelligence israeliana che si occupa della minaccia interna,
che hanno informato il governo sostenendo di aver scoperto l'esistenza di un
«sistema di organizzazioni sparse in Europa, capaci di ottenere milioni di euro
da dirottare per finanziare azioni violente e terroristiche».
Gli israeliani hanno fornito nei
mesi scorsi anche alle controparti europee prove che dimostrerebbero che sei
organizzazioni messe sotto accusa (Al Haq, Uawc, Defence for children, Bisan
center, Adameer e Union of palestinian women's commitees} sarebbero coinvolte
in operazioni di raccolta e riciclaggio di fondi a favore del Fronte popolare
per la liberazione della Palestina usati per il reclutamento di attivisti e per
sostenere le famiglie di terroristi condannati. Una sorta di soccorso rosso
alla palestinese. Esponenti di due organizzazioni non governative finanziate,
inoltre, sarebbero stati arrestati e condannati l'anno scorso in quanto membri
di una cellula terroristica affiliata al gruppo socialista rivoluzionario,
responsabile dell'uccisione della diciassettenne Rina Shnerb nell'agosto 2019.
Nel 2018, inoltre, l'Arab Bank
aveva fermato i flussi bancari a favore di un'altra Ong finita nel mirino per
presunti legami di alcuni suoi esponenti con il Fronte popolare per la
liberazione della Palestina. «Lo Shin Bet», sostiene Delmastro, «ha dichiarato
di avere una lunga serie di prove che documentano come queste organizzazioni
palestinesi producano reportistich e e attività fittizie in grado di
giustificare l'impiego dei fondi provenienti dall'Europa». E la Ngo monitor,
una Ong israeliana, ha condotto uno studio secondo il quale oltre 70 funzionari
di Ong palestinesi sarebbero collegati al Fronte popolare per la liberazione
della Palestina. Delmastro ha quindi ricordato che «l'articolo 270 bis del
codice penale italiano sanziona il reato di finanziamento al terrorismo». E che
«qualora quanto rappresentato dal ministro degli Esteri israeliano fosse vero,
ciò rappresenterebbe una macchia indelebile per la cooperazione allo sviluppo
in Italia»,
Le informazioni fornite da
Israele, però, secondo Di Maio, «non appaiono sufficienti». E rimandando la
palla nel campo israeliano è arrivato a sostenere che «altri sviluppi»
sarebbero invece «meritevoli di attenzione», quali «le demolizioni e gli
sfratti di proprietà palestinesi, gli episodi di violenza da parte dei coloni
ai danni della popolazione palestinese e gli annunci di nuovi insediamenti nei
territori occupati». Una risposta che sembra scritta dagli avvocati del Fronte
popolare. Inoltre, Di Maio ha ricordato che« alcune di queste organizzazioni
intrattengono fruttuosi rapporti con le nostre organizzazioni della società
civile per l'attuazione di importanti progetti di cooperazione». E ha affermato
che, nonostante la richiesta arrivata da Israele di interrompere i
finanziamenti, non chiuderà i rubinetti, anzi: «Due organizzazioni tra quelle
designate collaborano attualmente come partner di organizzazioni italiane in
progetti finanziati tramite i bandi ordinari gestiti dall'Agenzia italiana per
la cooperazione e lo sviluppo».
La risposta, come era facile
immaginare, ha fatto infuriare Delmastro: «È agghiacciante che i fondi della
cooperazione possano finire nelle mani di terroristi e che per Di Maio vada
bene così. Non è possibile che ci sia solo anche la lontana possibilità che
quei fondi della cooperazione italiana arrivino a finanziare le organizzazioni
terroristiche».
(La Verità, 3 dicembre 2021)
Questi e molti altri esempi di
antisemitismo sono nelle gesta e nelle azioni di persone e personaggi politici
e non, che un giorno sorridono al popolo ebraico ed allo Stato di Israele e
l’altro giorno rinnegano l’amicizia con gli ebrei, girano lo sguardo dall’altra
parte per non vedere, non solo alla singola persona, uomo, donna o bambino ebreo,
anche soprattutto contro lo Stato di Israele e ciò che rappresenta. E’ anche
questa espressione di antisemitismo, forse il più spregevole di tutte,
l’indifferenza.
L’antisemitismo o antisionismo sono
le due facce della stessa medaglia, l’odio verso il popolo ebraico, verso lo
Stato di Israele, abbiamo già visto dove ci ha portato quest’odio. Non
permettiamo che ci porti ancora su quel sentiero, non permettiamo che ci faccia
smarrire l’umanità, il senso e l’importanza della vita, insegniamo a non aver
paura, a non avere pregiudizi, a tendere la mano a chi ha subito il più grande genocidio che l’umanità abbia mai
conosciuto la Shoah, aiutiamo a ricordarlo alle generazioni, allontaniamo i
seminatori di odio e gli opportunisti, difendiamoci e difendiamo lo Stato di
Israele da chi persegue la morte anziché la vita.
Perché questo è l’unico modo che abbiamo
per non perdere noi stessi, per onorare chi ha dato la vita per la pace e la
libertà, quella pace e quella libertà che spesso troppe volte dimentichiamo che
ci è stata data con lacrime e sangue e sta a noi preservarla, anche dagli
sciocchi non solo dai nemici.